giovedì 16 luglio 2009

A ZOMBIE ECONOMY

«Spiegamelo di nuovo», disse Marco.
Valeria aveva appena terminato il suo intervento nell'affollatissimo forum anti-capitalista e lui era riuscito a portarla in disparte per un'intervista. L'intervista, in realtà, fungeva da pretesto per conoscerla, ma solo fino ad un certo punto. Perché Valeria era una donna estremamente affascinante, anche per le cose che diceva e, soprattutto, per il modo in cui le diceva.
«Cos'è che non ti è chiaro?», domandò lei per centrare immediatamente il punto.
«Il legame con gli zombie. L'immagine è suggestiva, ma... Vorrei capire meglio cosa intendi», replicò Marco.
«Cos'è il capitale? In due parole. Ci riesci a dirmelo?». Il tipico approccio socratico di Valeria, che col tempo avrebbe imparato anche lui a riconoscere subito. Oltre che ad apprezzare.
«Beh, in due parole non è mica facile! Non saprei... Ricchezza accumulata? Che ne dici?», rispose Marco.
«Bella risposta. Ora però dovresti chiederti che cos'è questa ricchezza, da dove proviene e come si accumula».
«Non faccio prima a chiederlo a te, scusa?».
Valeria sorrise e snocciolò di nuovo il succo della sua teoria: «Noi, con Marx, sosteniamo che la ricchezza che si accumula non è altro che il frutto dell'attività umana. L'attività umana è lavoro vivo. L'accumulazione dei prodotti dell'attività umana, il capitale, è lavoro morto».
«Dunque, se il capitale è lavoro morto, un modello economico che si fonda sull'accumulazione dei capitali, secondo te, è un po' come un'economia di morti viventi, ho capito bene?», concluse Marco.
«Perfetto. A zombie economy. Il titolo del mio libro, se mai riuscirò a pubblicarlo», aggiunse lei. «Ne riparliamo a cena, stasera?».