sabato 20 febbraio 2010

LUCIDA FOLLIA?

«Guarda che non ha alcun senso continuare ad illuderti con questa storiella che l'amore è irrazionale e che, quindi, cercare di ridurre a ragione ciò che stai vivendo, rappresenterebbe solo un segno evidente che in realtà non è amore quello che provi!», gridò Federico spazientito dalla testardaggine della sua amica. Poi, con tono più conciliante, riprese: «Dannazione Silvia, tu non sei certo una deficiente! Come fai allora a non renderti conto che, se fosse come dici tu, questo Amore con la maiuscola sarebbe molto più simile alla follia che ad un mero sentimento. E bada bene che non sto negando che ci debba essere l'abbandono totale, la perdita della nozione del tempo, la felicità inebriante e tutto quello che ti piace aggiungerci per definirlo; sto solo dicendo che non può esserci una totale ed infinita assenza di raziocinio. Su questo, almeno, possiamo dirci d'accordo?». 
Silvia non rispose subito. Forse, perché odiava a morte il suo più caro amico quando iniziava a dirgli esattamente le stesse cose che in cuor suo sapeva benissimo, ma che volutamente ignorava da quando il suo splendido sogno d'amore si era rivelato una grande bugia, giusto un paio di inverni fa. «D'accordo, Federico. Razionalizziamo. Probabilmente è come dici tu. Sono io che, dopo aver subito l'abbandono da parte di Matteo, stufa di storie senza futuro, pur essendo poco convinta del mio rapporto con Andrea, ora faccio progetti con lui più per forzare me stessa ad 'amarlo' che per una reale adesione ad una sincera prospettiva di vita in comune...». 
Federico la interruppe, iniziando a scuotere insistentemente la testa: «Oddio Silvia, tu sei un'infermiera specializzata e lui è un medico. Tra l'altro, è un tuo superiore... Ma, a parte il bianco degli abiti da lavoro, mi dici cos'altro avete in comune voi due? Lui, oltre ad avere il doppio dei tuoi anni, fuma, ostenta la sua ricchezza, fa battute di un maschilismo becero... A volte, da come ne parli, sembra davvero la personificazione di tutto quello che tu non hai mai sopportato in un uomo! Però poi dici anche che, in fondo, lui sa come prenderti e che tra un paio d'anni finirà che vi sposerete. E, a questo punto – scusami, eh! – ma non devi prendertela a male, se affermo provocatoriamente che devi essere impazzita!». 
Silvia si versò nuovamente da bere, sorseggiò con apparente calma quasi mezzo bicchiere e poi disse a bassa voce: «Innamorata, Federico. Innamorata. Te lo ripeto per l'ennesima volta: innamorata, non impazzita». 
A Federico queste ultime parole sembrarono l'ennesima conferma di ciò che pensava ma non volle insistere ancora: «Senti... Io ora devo andare. Ho una riunione con le compagne e coi compagni di circolo. Ne riparliamo quando torno da Genova?». 
Silvia lo guardò perplessa per qualche istante e poi, accompagnandolo alla porta, concluse: «A furia di razionalizzare perdi colpi, mio caro: ti avevo già detto che a Genova per il G8 ci vengo anch'io. Non ti ricordi che Andrea mi ha già dato dei giorni di permesso straordinario, proprio per questo?» E, sorridendo, mentre chiudeva la porta, aggiunse: «Come vedi, si può avere una relazione col capo e non essere affatto in condizione di soggezione».