venerdì 21 agosto 2009

LA PERSONA GIUSTA

Negli ultimi tempi, se l’era già posta diverse volte la fatidica domanda: «Come si fa a capire se la persona che stiamo frequentando è o non è la persona giusta?». Chiaramente, Marco sapeva benissimo che l’interrogativo esistenziale sulla persona giusta – quella che, in teoria, ci dovrebbe accompagnare per il resto della nostra vita – è il più tipico dei quesiti che l’essere umano votato alla monogamia, presto o tardi, deve cominciare a porsi. E comprendeva altrettanto bene come fosse in un certo senso inevitabile che più persone si finisse con l’incontrare, passando regolarmente oltre, più la domanda tendesse a ritornare. Sempre più insistente. Talvolta ossessiva.
Poi, d’un tratto, l’idea fulminante. Gli ci voleva un qualcosa che fosse veramente particolare, per essere risolutivo. Qualche cosa che, in effetti, nessuna donna che aveva incontrato fin qui, aveva mai dimostrato di possedere. Qualcosa di unico, ma che si può afferrare in un attimo. Con una domanda secca. Una domanda che ha un solo tipo di risposta giusta. Nemmeno poi così difficile, in fondo.
La sera dell’intervista, mentre Marco e Valeria bevevano una birra e mangiavano un panino lungo le strade di quell’afoso luglio genovese, ancora del tutto ignaro dell’imminente tragedia dei giorni a venire, la domanda venne fatta per l’ennesima volta. Quasi presagendo (e un po’ temendo) la solita risposta sconclusionata.
«Cosa ne pensi tu di Star Trek?», disse Marco. Questa domanda, di solito, provocava immancabilmente le seguenti reazioni emotive, impresse a fuoco sul volto della malcapitata di turno: disorientamento, smarrimento, perplessità, smarcamento. La reazione numero quattro era quella che precedeva di un istante la risposta sbagliata. Spesso, un maldestro tentativo di mascherare la propria ignoranza sul tema. Qualcosa tipo: «Star Trek, dici? “Che la forza sia con te!”, giusto?». No. Sbagliato. Quello è Star Wars. Ma, di fronte ad una risposta del genere, non è mai il caso di fermarsi a sottilizzare.
La risposta migliore, prima di quella sera, era stata questa: «Star Trek, certo! Il telefilm con quel tizio con le orecchie a punta, no? Mio fratello lo guardava spesso. A me non piaceva più di tanto, però…», Una risposta sincera, almeno. Senz’altro più limpida di quella vasta collezione di battute di dubbio spirito pronunciate da molte altre.
(Battute che, peraltro, nemmeno è il caso di stare qui a trascrivere, stante la loro assoluta insignificanza).
Valeria, invece, rispose inizialmente con un’altra domanda: «Aspetta un attimo. Vuoi sapere cosa penso della serie classica o posso far riferimento pure agli spin-off?». Poi, senza nemmeno attendere la precisazione di Marco, subito aggiunse: «Sinceramente? Io credo che, considerando l’intera saga, il vero capolavoro sia DS-9. Indiscutibile!». Fu in quell’istante che Marco pensò per la prima volta nella sua vita che, forse, la persona giusta non era né un miraggio, né una leggenda creata ad arte dai poeti di ogni era. E, stavolta, fu lui a voler cambiare rapidamente discorso, con una battuta assai sciocca e del tutto insignificante.